Hai difficoltà ad aprire un barattolo, svitare un tappo, girare una maniglia o le chiavi nella serratura, insomma non riesci più a effettuare agilmente semplici movimenti di torsione, non per mancanza di forza ma perché provi dolore? Forse soffri di rizoartrosi, cioè l’artrosi del pollice, una patologia che affligge milioni di persone, in particolare le donne oltre i 40 anni.
La rizoartrosi: l’artrosi del pollice
L’artrosi può colpire sia le grandi articolazioni - come quella del ginocchio e dell’anca - sia quelle più piccole come quelle delle dita di mani e piedi e prende nomi diversi in base alla parte del corpo interessata: quando la zona coinvolta è quella del pollice, prende il nome di rizoartrosi.
Ma che cos’è l’artrosi? Si tratta di una patologia degenerativa di tipo infiammatorio, che colpisce le articolazioni del nostro scheletro (link a Artrosi guida a sintomi, cura e prevenzione) e in particolare danneggia e usura gradualmente la superficie e il rivestimento interno dell’articolazione, composto da cartilagine, fino a distruggerli. La funzione della cartilagine è quella di proteggere e ammortizzare le superfici delle ossa, permettendo lo scorrimento, perciò il suo deterioramento - o addirittura la sua assenza - provoca sfregamento tra le ossa, che quindi si vanno a danneggiare reciprocamente, deformandosi. Inoltre l’attrito provoca la comparsa di una sorta di “polvere artrosica” che si raccoglie intorno alle articolazioni malate formando degli agglomerati di tessuto osseo detti “osteofiti”, che diventano evidenti attraverso la pelle. Tutto questo processo, oltre a difficoltà e rigidità nel movimento, provoca naturalmente dolore.
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Le cause della rizoartrosi
La degenerazione della cartilagine articolare dovuta all’artrosi non dipende da una causa precisa, ma da una combinazione di fattori, elencati di seguito in ordine di importanza, dal più importante al meno importante:
- l’ereditarietà e il sesso: la predisposizione familiare gioca un ruolo fondamentale perché la malattia viene trasmessa da una generazione all’altra in modo sistematico, soprattutto per linea femminile. Inoltre, nelle donne, la menopausa provoca uno stravolgimento ormonale che può contribuire all’insorgere della patologia;
- l’età: l’avanzare del tempo comporta l’invecchiamento e l’usura fisiologica delle articolazioni. Nella stragrande maggioranza dei casi, i primi sintomi di artrosi si manifestano dopo i 40-50 anni;
- lo stile di vita: fattori importanti sono la sedentarietà e il sovrappeso, a cui è strettamente connessa l’alimentazione. Tutto quel che mangiamo, infatti, può esporre le articolazioni alle infiammazioni o, al contrario, proteggerle e rinforzarle;
- l’usura ed eventuali infortuni: la ripetizione di un dato movimento per milioni di volte da parte del pollice, per esempio nell’attività lavorativa (si pensi per esempio a chi impugna le forbici tutto il giorno come i sarti o i parrucchieri), può contribuire a consumare più velocemente la cartilagine, così come l’aver subito dei traumi sportivi o meno (artrosi post-traumatica).
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Che cosa succede al pollice
Come anticipato, la malattia artrosica può colpire diverse articolazioni (mano e polso, ginocchio, anca, piede e caviglia ecc.) ma una delle localizzazioni più frequenti (soprattutto per le donne) è nelle mani e in particolare l’articolazione che sta alla base del pollice, anatomicamente chiamata trapezio-metacarpale. Nella fattispecie questa articolazione è situata alla base del pollice, tra l’osso trapezio del carpo e il primo metacarpo: la sua particolare forma “a sella” la rende la più versatile del corpo umano, consentendo al pollice un’ampia gamma di movimenti, prese di forza e prese di precisione.
L’inizio della malattia dipende da un piccolo legamento che si usura progressivamente, permettendo al pollice di scivolare fuori dalla sua sede naturale. Nel frattempo, la cartilagine articolare che divide il trapezio e il primo metacarpo si assottiglia sempre più, fino a quando le superfici articolari entrano in contatto diretto e, sfregandosi tra loro per effetto dei movimenti del pollice, si recano reciproco danno, provocando infiammazione e la sintomatologia tipica della rizoartrosi.
Come riconoscere i sintomi e cosa fare
Come ricordato, l’artrosi in generale e la rizoartrosi in particolare sono patologie degenerative, che quindi peggiorano con il passare del tempo, soprattutto se non si prendono provvedimenti e si trascurano i segnali che il corpo ci invia. Quali sono i sintomi più comuni? La sintomatologia è piuttosto tipica e specifica: si prova dolore localizzato alla base del pollice, che spesso appare gonfio, a volte presentando anche una piccola protuberanza. L’articolazione trapezio-metacarpale risulta rigida, indolenzita e instabile e si ha l’impressione di non riuscire a tenere le cose in mano e di avere meno forza. La mobilizzazione attiva e passiva del pollice provoca l’emissione di suoni anomali (scrosci articolari) e sul piano funzionale ci si accorge di non riuscire più ad effettuare dei semplici movimenti di torsione come aprire un barattolo, svitare un tappo, girare la chiave in una serratura, infilarsi dei collant, allacciarsi una collana o il reggiseno ecc.
In presenza di questi sintomi è bene rivolgersi al proprio medico curante per approfondire la situazione e valutare di sottoporsi a una visita specialistica. Nel caso in cui ci fossero già casi in famiglia, soprattutto in parenti di genere femminile (nonna, mamma, ma anche zie e cugine), l’ereditarietà è quasi certa, pertanto è consigliabile effettuare subito una radiografia e consultare uno specialista, che potrà fare una diagnosi precoce e trattare il problema sul nascere, evitando degenerazioni irreversibili.
La diagnosi
Durante la visita specialistica il medico potrà individuare la rizoartrosi attraverso l’analisi dei sintomi, la valutazione dell’anamnesi e l’esame obiettivo, ma la conferma ultima e la stadiazione della patologia si ottengono tramite l’esame radiografico, che valuta la degenerazione e l’assottigliamento della cartilagine dell’articolazione trapezio-metacarpale.
La malattia viene inquadrata secondo una classificazione internazionale chiamata di Eaton-Littler, che individua cinque stadi (dallo 0 al 4) in ordine di gravità.
- Stadio 0: superfici articolari nella norma all’esame radiologico;
- Stadio 1: possibile lassità articolare;
- Stadio 2: riduzione dello spazio articolare e osteofiti (< 2mm);
- Stadio 3: marcata riduzione dello spazio articolare con osteofiti (> 2mm);
- Stadio 4: coinvolgimento artrosico anche dell’articolazione scafo-trapezioidale.
Individuare lo stadio di progressione della patologia è indispensabile per la scelta del trattamento più adeguato.
Cosa fare per curare la rizoartrosi
Nei primi stadi della malattia è possibile ridurre la sintomatologia dolorosa con un approccio conservativo. Possono essere utili dei tutori specifici per la rizoartrosi, meglio se in materiale termoplastico semirigido e confezionati su misura: un buon tutore deve permettere la normale funzionalità della mano nelle attività quotidiane, ma, allo stesso tempo, proteggere l’articolazione trapezio-metacarpica e la sua cartilagine. Un fisioterapista specializzato nelle patologie alla mano può guidarvi a compiere esercizi per ridurre il dolore e il gonfiore e al tempo stesso potenziare la muscolatura del pollice. Altri trattamenti relativamente poco invasivi sono le infiltrazioni articolari a base di cortisone – efficace per alleviare il dolore - o di sostanze come l’acido ialuronico, utili a lubrificare l’articolazione. Tra i trattamenti più innovativi ci sono anche infiltrazioni articolari con cellule mesenchimali di derivazione adiposa, per lubrificare la cartilagine e favorire la ricostruzione dei tessuti rovinati.
Negli stadi più avanzati, quando per esempio l’articolazione è ormai totalmente deformata (si parla infatti in questo caso di “pollice a Z”) l’unica soluzione è l’intervento chirurgico, che però permette la risoluzione definitiva del problema.
Come fare per prevenire la rizoartrosi
Il primo passo per prevenire la patologia o comunque intervenire in uno stadio iniziale è quello di riconoscere i sintomi e non sottovalutarli. Come ricordato, la predisposizione genetica gioca un ruolo fondamentale nell’insorgenza dell’artrosi, quindi bisogna prestare particolare attenzione nel caso in cui ci siano dei parenti affetti dalla patologia, soprattutto in linea femminile: è importante non trascurare i dolori utilizzando medicinali o anti-infiammatori o ignorare le difficoltà nei movimenti quotidiani di torsione. Intervenire tempestivamente, rivolgendosi a un ortopedico o a un chirurgo specializzato nelle patologie della mano permette, tramite una radiografia e una visita, di individuare le terapie più adatte ed evitare la degenerazione articolare che può essere corretta solo chirurgicamente. Molto però può essere fatto prima di arrivare a questo punto e certamente una buona nutrizione (link a Dieta per artrosi alimentazione per contrastarla) e l’assunzione di principi attivi che proteggono e aiutano le articolazioni possono fare la differenza.
Alimentazione: alcuni consigli
L’alimentazione è tra i più importanti alleati contro l’artrosi: un regime alimentare mirato, basato sull'assunzione dei cibi che fanno bene alle articolazioni e sull’eliminazione di quelli responsabili dell’infiammazione delle cartilagini (link a 5 cibi da evitare per chi soffre di artrosi) può rallentarne la degenerazione e, di conseguenza, la progressione della malattia artrosica.
Tra i peggiori nemici per chi soffre di artrosi ci sono carni e salumi, latte e latticini, ricchi di acido arachidonico - un acido grasso che favorisce l’infiammazione -, grassi saturi e colesterolo, Altri alimenti “no” sono le bevande alcoliche, il sale e i cibi zuccherati (comprese le bevande) che oltre ad aumentare la glicemia contribuiscono a causare un aumento del peso corporeo. Da evitare anche le farine raffinate e il tuorlo d’uovo, che aumenta il colesterolo.
Fino a qui sono stati nominati alimenti che non faticheremmo a individuare come “poco sani”, ma ci sono anche alimenti che tendenzialmente potrebbero essere considerati “sani”, ma che chi soffre di artrosi deve comunque evitare. Per esempio gli agrumi, troppo acidi, e le verdure della categoria delle solanacee (pomodoro, melanzane, patate, peperoni) aggravano la sintomatologia artrosica.
Tra gli alimenti da privilegiare troviamo invece le farine e i cereali integrali (in particolare l’avena), ricchi di fibre e vitamine, i legumi che apportano proteine e calcio, il pesce azzurro (come sardine, acciughe e sgombri) ricco di omega 3, verdura biologica in particolare le crucifere e frutta di stagione, in particolare i frutti rossi ricchi di vitamina C.
Un aiuto dalla natura: gli integratori
Per le patologie croniche come artrosi e artrite utilizzare terapie farmacologiche può rivelarsi controproducente, in quanto gli antinfiammatori e/o i farmaci a base di cortisone non sono risolutivi e comportano degli effetti collaterali. Nel lungo periodo risultano certamente più sostenibili dei prodotti naturali, come gli integratori Algosfree, che contengono sostanze naturali con spiccate proprietà antinfiammatorie e anti-artrosiche. In particolare il Kit anti-artrosi è stato studiato per svolgere un’azione combinata contro le malattie osteoarticolari, grazie ai suoi principi attivi: gli integratori Arthro-Bos, a base di boswellia serrata e ginger, e Arthro-Wil, a base di curcuma, salice e pepe nero, aiutano a contrastare i dolori scheletrici, le rigidità articolari e gli stati infiammatori, svolgendo una funzione coadiuvante antinfiammatoria, antiossidante, analgesica e antireumatica. La pomata Arthro-Cap Plus ha una funzione calmante e lenitiva grazie alla capsaicina, al ginger e all’estratto di cozze verdi della Nuova Zelanda, un grande mollusco dell’Oceania con proprietà antinfiammatorie dovute al contenuto in acidi grassi del tipo omega-3, oltre al fatto che inibisce formazione di leucotrieni, tra i responsabili dell’infiammazione.
Arthro-Mac è una bevanda a base di succo di melograno, che contrasta gli stati infiammatori mediante il suo potere anti-radicali liberi, aloe vera con azione depurante che facilita l'azione degli antiossidanti e vitamina C, che svolge un’azione coadiuvante antiossidante e protettiva.
A questi si aggiunge Artrho Kal, la polvere a base di cavolo nero, un ortaggio che vanta proprietà antiossidanti tra le più alte del mondo vegetale, oltre ad essere ricco di sulforano, una sostanza che limita la distruzione della cartilagine, risultando molto utile in ottica antiartrosi.
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