Artrosi e diabete

Artrosi e diabete

Il diabete mellito o, più semplicemente, diabete è una malattia del metabolismo tra le più conosciute e diffuse, infatti in Italia ne soffrono circa 4 milioni di persone. È una patologia di tipo cronico dovuta ad una disfunzione dell’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas che veicola il glucosio (lo zucchero) dai cibi digeriti verso le cellule, in modo che possa poi essere convertito in energia per l’organismo. Quando il corpo non produce l’ormone insulinico o lo utilizza in modo insufficiente, il glucosio si accumula e i suoi livelli nel sangue aumentano (iperglicemia).
Esistono principalmente tre tipologie di diabete:

  • diabete di tipo I: corrisponde al 10% dei casi di diabete e generalmente si manifesta nel corso dell’infanzia o in età adolescenziale. È causato da una disfunzione che riguarda il pancreas, incapace di produrre l’ormone insulinico, pertanto chi ne soffre dovrà assumere insulina per tutta la vita;
  • diabete di tipo II: corrisponde al 90% dei casi di diabete e insorge tipicamente in età adulta e in chi ha una familiarità con questa patologia. In questo caso il pancreas produce insulina, ma l’organismo non è in grado di utilizzarla adeguatamente;
  • diabete gestazionale: i cambiamenti ormonali che la gestazione comporta rendono le cellule meno sensibili all’azione dell’insulina, pertanto è una condizione strettamente legata alla gravidanza.

 

Quali sono le cause del diabete

I pazienti con diabete di tipo I presentano nel sangue anticorpi che attaccano gli antigeni situati sulle cellule responsabili della produzione di insulina: si tratta quindi di una malattia autoimmune. La causa di questo malfunzionamento del sistema immunitario è ignota, ma si ipotizza possa essere legata a fattori genetici, ambientali o ad una particolare predisposizione del soggetto a reagire in un certo modo agli agenti esterni. 

Per il diabete di tipo II ci sono diversi fattori di rischio, tra cui – anche in questo caso – la familiarità con la patologia e una predisposizione di tipo genetico. Tuttavia giocano un ruolo importante anche lo stile di vita, inteso come alimentazione, sedentarietà, fumo, sovrappeso, stress.

L’indice glicemico, un alleato per controllare il diabete

La scelta del trattamento più opportuno dipende dalla forma di diabete da cui si è affetti. Nel diabete di tipo I, come detto, non si può prescindere da una rigorosa terapia insulinica, a cui vanno abbinati l’esercizio fisico e un’alimentazione corretta, che mantenga tassi di insulina e quindi di glicemia sempre costanti, in modo da non avere accelerazioni e frenate metaboliche continue ma una costante e lineare funzione di digestione degli zuccheri. Per il diabete di tipo II, che non richiede l’uso di insulina, la dieta e l’attività motoria sono strumenti fondamentali per normalizzare i valori della glicemia. Un ottimo punto di partenza è quello di controllare l’indice glicemico (IG) degli alimenti consumati: l’indice glicemico è il valore numerico che va da 1 a 100 e valuta la conversione in glucosio dei carboidrati contenuti nell’alimento, cioè quanto il consumo di quell’alimento aumenti la glicemia. Il glucosio serve come valore di riferimento e possiede un IG pari a 100. Maggiore è l’indice glicemico, maggiore è la richiesta di insulina per smaltire il glucosio e quindi l’accelerazione metabolica dovuta al rilascio di insulina nel sangue, pertanto è bene selezionare cibi con IG al di sotto di 55 o comunque non superiori a 70: gli alimenti con indice glicemico più alto sono quelli che contengono carboidrati che vengono digeriti velocemente – come le farine raffinate o le patate - e che portano, quindi, a un rapido rilascio di glucosio nel flusso sanguigno; gli alimenti che mostrano un lento rilascio di glucosio possiedono invece un indice glicemico basso: è il caso dei legumi, delle verdure e di molti frutti.

Dieta per artrosi: alimentazione per contrastarla

Diabete e artrosi

Le persone con il diabete corrono un rischio più alto di sviluppare anche l’artrosi. Questo perché quando viene richiesto un grande quantitativo di insulina e i suoi livelli nel sangue si innalzano (picco insulinico), il metabolismo accelera per permettere alle grandi quantità di glucosio di essere immagazzinato e produrre energia. In seguito a questo sforzo, chiamato stress ossidativo, vengono prodotte anche molte sostanze di scarto, i radicali liberi. Tali sostanze non sono altro che molecole di ossigeno altamente reattive in grado di danneggiare le cellule stesse.

Un accumulo di sostanze di scarto a livello delle articolazioni contribuisce all’invecchiamento precoce, soprattutto se il soggetto non è dotato di una efficace capacità anti-ossidante naturale. Alla lunga questo squilibrio costante, dovuto all’insufficiente apporto di insulina (insulino-resistenza) porta e a danni muscolo-scheletrici con dolori articolari, nonché a rigidità delle giunture, e sindromi che a loro volta limitano la funzionalità, come il tunnel carpale, le dita a scatto, le tendiniti. Dopo vari anni di diabete si può arrivare all’artropatia diabetica, dove le articolazioni mostrano danneggiamenti importanti. 

Alcuni consigli alimentari

Come detto in ottica anti-diabete, ma anche anti-artrosi, è molto importante tenere sotto controllo l’indice glicemico. Di seguito alcuni “trucchi” per abbassare l’IG:
Cuoci pasta e cereali integrali al dente: quando gli amidi vengono cotti assorbono acqua e gelatinizzano, diventando più rapidamente digeribili e aumentando l’indice glicemico. Il valore di IG è invece più basso nella pasta al dente, perché una cottura meno prolungata lascia più intatte le “maglie” proteiche che trattengono l’amido, rendendo più lenta la sua scissione da parte degli enzimi digestivi.
Preferisci cereali integrali “intatti”: i cibi più “duri” da masticare vengono assimilati in modo meno immediato dall’organismo e hanno un indice glicemico inferiore. Ad esempio, un’insalata di farro alza la glicemia meno di una pasta di farro (in cui il farro è stato macinato in farina) o di una crema preparata con farina di riso integrale. Quindi, scegli i cereali integrali in chicco “intatti”, piuttosto che prodotti a base di farine macinate.
Consuma spesso frutta e verdure crude e “integre”: ogni trattamento che modifica la struttura originaria di un vegetale nella sua forma intera aumenta il suo indice glicemico quindi consumare un alimento intero oppure in purea, crudo o cotto incide sul suo IG. Ad esempio, avrà un IG più alto un frullato rispetto alla frutta intera, un centrifugato rispetto alle verdure da cui è composto, un passato di carote rispetto alle carote crude in insalata.
Associa ai carboidrati l’olio extravergine di oliva: i grassi riducono la velocità di digestione e di assorbimento dei carboidrati. Condire un piatto con olio extravergine di oliva può aiutare quindi a ridurne l’indice glicemico.
Associa ai carboidrati le fibre: condire pasta e cereali integrali con abbondanti verdure, o iniziare i pasti con una fresca insalata sono facili accorgimenti per sfruttare al massimo l’effetto delle fibre, che, tra le altre numerose proprietà benefiche, rallentano l’assorbimento dei carboidrati.

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